Riponiamo molte speranze nell’iniziativa “multinazionali responsabili” in votazione il prossimo 29 novembre. Fare in maniera che le multinazionali con sede in Svizzera debbano rispettare i diritti umani e l’ambiente parrebbe in realtà una cosa ovvia. Infatti a parole tutti sono d’accordo. Tant’è vero che il Consiglio Nazionale aveva proposto un controprogetto che accoglieva alcune delle proposte dell’iniziativa ed avrebbe potuto accontentare anche i promotori della stessa. Il Consiglio degli Stati ha ritenuto eccessivo anche questo controprogetto e quindi l’alternativa all’iniziativa si limita all’obbligo per le grandi multinazionali di presentare un rapporto annuale dove dovranno essere indicate le misure adottate per evitare violazioni dei diritti umani e per salvaguardare l’ambiente. Questo senza nessuna sanzione in caso di non osservanza di questi obblighi di diligenza. Come certamente già sapete invece l’iniziativa dà facoltà alle vittime di promuovere una causa civile in Svizzera contro le multinazionali con sede nel nostro paese qualora esse non avessero fatto quanto in loro potere per evitare violazioni in questi ambiti. Sia loro direttamente che le filiali da loro dipendenti. Naturalmente come in tutte le procedure alle vittime compete l’obbligo di provare la mancata diligenza delle imprese. Inoltre, le piccole e medie imprese sono escluse dall’iniziativa a meno che non operino in settori a rischio, come quello del commercio di oro e diamanti. Direi quindi un’iniziativa certamente non rivoluzionaria ma certamente più che necessaria. Leggi di questo tipo già esistono in molti paesi vicini, nulla di sconvolgente. Come associazione che da molti anni è al fianco della popolazione boliviana nella sua lotta per una maggiore giustizia sociale certamente non abbiamo dubbi nel sostenere questa iniziativa. È molto importante che essa venga accettata!!!
Naturalmente il bel sito “iniziativa-multinazionali.ch” riporta ulteriori argomentazioni e molti esempi di situazioni che rientrano nel campo d’azione dell’iniziativa.
Chajra Runaj Masis significa “amici del contadino” in lingua quechua. La nostra associazione sostiene le contadine e i contadini del dipartimento di Cochabamba, in Bolivia. In Ticino collaboriamo con l’associazione partner in Bolivia con sede nella città di Cochabamba e nome omonimo a quella ticinese.
Viene realizzata quindi una cooperazione bilaterale. Dal 2019 siamo diventati membro della Federazione delle ONG della Svizzera italiana (FOSIT).
Ci emozioniamo veramente tanto ricordando questo importante anniversario della nostra associazione. È un’emozione forte, un’emozione doppia.
La prima emozione è quell’incredibile costanza, quell’incredibile voglia di non mollare malgrado la situazione sia difficile e le condizioni economiche pessime. Eppure, sì!
Los “compañeros” di Chajrarunaj Masis Cochabamba sono venticinque anni che portano avanti questo progetto unico, questo progetto alternativo, questo progetto che è nato da dentro l’organizzazione matrice di tutte le organizzazioni “indigenas-campesinas” del dipartimento di Cochabamba, che poi si è esteso dalle valli, alla cordigliera, fino alla regione del tropico.
La seconda emozione ce la fanno provare tutti quei soci di Chajrarunaj Masis Ticino che da 25 anni continuano ancora a sostenerci, continuano ancora ad appoggiare questo nostro pensare, questo nostro credere nelle Nazioni Originarie della Bolivia. E non sono pochi. Non erano pochi nemmeno nel 1995, quando la Bottega del Mondo di Balerna con alla testa, Bruna Bernasconi, Francesco Galli e Fabiola Lurati, rispondeva alla richiesta d’aiuto alla “Federación Sindical Unica de Trabajadores Campesinos de Cochabamba” (FSUTCC) che, come principale organizzazione contadina del dipartimento, aveva assoluto bisogno di un appoggio e di una sede per sostenere, per accompagnare le contadine e i contadini che lottavano, a quei tempi, per ottenere un documento d’identità, che lottavano ancora per avere gli stessi diritti di qualsiasi cittadino boliviano.
Purtroppo, malgrado i notevoli sforzi fatti non si riuscì ad ottenere un finanziamento sufficientemente cospicuo per soddisfare quello che era il progetto di una Chjararunaj Wasi, una casa del contadino. Comunque, questi temerari pionieri della cooperazione fecero di tutto per realizzare in parte il sogno dei dirigenti contadini. Infatti, riuscirono ad ottenere un finanziamento che permise, dal febbraio del 1995, ad un gruppo di giovani volontari dell’Assemblea dei Diritti Umani di Cochabamba, di dedicarsi a tempo pieno al sostegno delle comunità contadine e delle loro organizzazioni. Nacque così Chajrarunaj Masis come equipe d’appoggio al movimento contadino-indigeno di Cochabamba.
Erano gli anni del recupero della “Tierra y Territorio”. Qualche anno prima, nel 1992 il movimento indigeno-contadino aveva manifestato per i 500 anni di resistenza, rifiutando i festeggiamenti ufficiali del governo che volevano ricordare la conquista spagnola del Abya Yala (nome con il quale le popolazioni indigene preferiscono chiamare il continente americano). Erano gli anni in cui i governi di turno saccheggiavano la Bolivia, gli anni in cui nel palazzo di governo aveva il suo ufficio l’ambasciata americana, gli anni in cui il Fondo Monetario Internazionale (FMI) era il vero ministero dell’economia della nazione boliviana. La nazionalità quechua, l’aymara, la guaraní e le altre nazionalità presenti in Bolivia, con le proprie culture, religioni e idiomi non venivano assolutamente riconosciute. Anzi venivano disprezzate e derise, a tal punto che una grossa fetta della popolazione si vergognava di appartenere a queste culture indigene e originarie. Erano quindi tempi molto difficili per i contadini che dovevano recarsi in città per la vendita dei propri prodotti o per ottenere dei documenti validi per la proprietà dei loro terreni. Negli uffici amministrativi del governo, nelle scuole, perfino in quelle rurali, faceva da padrone la lingua spagnola. Il personale era meticcio o bianco e chi aveva caratteristiche indigene era rifiutato e ingannato continuamente.
Fu così che le organizzazioni contadine boliviane da quel 1992 si ripromisero di finire con tutto questo. Dopo 500 anni di resistenza era giunto il momento di cambiare. Era giunto il momento nel quale i veri boliviani non dovevano più essere trattati come inquilini ma come padroni della loro Terra. Anche a Cochabamba il 12 ottobre del 1992, durante una imponente manifestazione, le principali organizzazioni contadine guidate dalla “FSUTCC”, decisero di organizzarsi e lottare per ottenere pari diritti anche per le donne e per gli uomini indigeni e contadini. Giurarono di recuperare la Terra e il Territorio che gli appartenevano e che gli erano stati sottratti dai tempi della colonia.
Manuel, Miguel Angel, Agustín, Susana, Efrain e Ivano, si dedicarono così, con Chajrarunaj Masis, ad accompagnare i dirigenti delle comunità contadine in questo difficile e pericoloso progetto contadino. In questi anni lavorando, giorno dopo giorno, al fianco del movimento contadino, rispondendo alle richieste dei vari dirigenti degli “ayllus”, delle centrali e sub-centrali contadine delle differenti comunità, Chajrarunaj Masis aumentò il suo raggio di azione grazie anche all’aiuto di altre associazioni straniere; come Misereor della Germania, che permise di acquistare un veicolo, A Sud dell’Italia che cooperò per la fondazione della Radio Alter-Nativa Lachiwana, che diffonde informazioni riguardanti le popolazioni originarie, in maggioranza in lingua quechua e Lizihantus dell’Inghilterra per il canale televisivo Koka TV che viene trasmesso nei quartieri di Cochabamba nelle ore serali. Furono anni difficili, di manifestazioni, marce di protesta, viaggi fino alle comunità più remote. Sfidando le intemperie, le “impossibili” strade di montagna e non da ultimo la repressione dei governi venduti all’imperialismo nord-americano. Malgrado le autorità del dipartimento remavano contro, Chajrarunaj Masis riuscì a recuperare la sede principale delle due federazioni contadine e ad ottenere i titoli di proprietà a loro favore, dopo un lunghissimo processo giudiziario, come anche sostenne l’iter per consentire alla FSUTCC, di ottenere il riconoscimento legale. Tutte attività che venivano interrotte dagli attacchi alla nostra sede da parte di gruppi paramilitari e dall’esercito. La nostra ONG ha accompagnato e appoggiato i contadini e le contadine a congressi ed assemblee regionali e provinciali; redatto i documenti con le decisioni e risoluzioni di questi importanti eventi contadini. Abbiamo spesso percorso anche chilometri a piedi per portare materiale d’informazione e proiettori che permettevano ai dirigenti contadini, di far conoscere la realtà boliviana, di far capire alle popolazioni contadine cosa stesse succedendo nel loro proprio paese e di come venivano continuamente ingannati dai governi di turno, senza che loro potessero votare per mancanza di un documento di identità.
Ma tanto sacrificio, tanta sofferenza, tanti lutti, anche tra i dirigenti della FSUTCC, feriti, incarcerati come Miguel Angel di Chajrarunaj Masis, non furono invano. Grazie anche al nostro piccolissimo ma importantissimo e indispensabile granello di sabbia, finalmente nel 2006 il processo di cambio che era iniziato nel ‘92 prese forma e consistenza con il primo governo indigeno della storia della Bolivia che prese il potere, grazie a un massiccio voto popolare. Evo Morales Ayma, divenne così il primo presidente indigeno della storia, e il 25 gennaio del 2009 il popolo boliviano tramite referendum approvò la nuova costituzione politica dello Stato Plurinazionale della Bolivia. Senza voler peccare di superbia, come associazione Chajrarinaj Masis ci siamo detti: “missione compiuta!”
Finalmente, indigeni, contadine e contadini, recuperarono la loro dignità. Finalmente erano considerati degli esseri umani a tutti gli effetti. Finalmente avevano un documento di identità e potevano votare. Grazie a questo processo di cambio messo in atto dal nuovo governo, nel periodo dal 2006 fino al 2019, anche Chajrarunaj Masis cambiò. In questi anni i nostri partner in Bolivia ebbero la possibilità di dedicarsi a dei progetti culturali, storici e di sviluppo nelle comunità. Sempre comunque con un occhio di riguardo verso l’informazione attraverso le pubblicazioni e i media come Radio Lachiwana e KokaTv.
L’ultimo di questi progetti di sviluppo è quello che dal 2018 sosteniamo per permettere la formazione e il perfezionamento di alcune contadine e contadini nella pratica dell’apicoltura. Un progetto che ha già formato una ventina di apicoltrici e apicoltori della zona del “Valle” e del Tropico di Cochabamba, grazie appunto a un centro di produzione e formazione apistica che il governo di Evo Morales aveva costruito e messo in funzione a Samuzabety, nel Chapare. Quest’anno, grazie alla collaborazione con la FOSIT, stiamo elaborando una richiesta per ampliare e perfezionare questo progetto, dando la possibilità ad altri contadini di perfezionarsi nell’apicoltura.
Purtroppo, con il colpo di stato in novembre dell’anno scorso, ci sembra di essere tornati al 1994 con la vecchia costituzione. Ancora una volta ci troviamo a dover sostenere assieme ai nostri partner a Cochabamba, la lotta per recuperare la libertà e la pace delle nazioni originarie. Purtroppo, con questo governo golpista anche il centro apistico di Samusabety è stato chiuso e abbandonato e quindi il lavoro di formazione degli apicoltori, sarà ancora più difficile e impegnativo.
Malgrado la situazione in Bolivia sia molto grave, soprattutto per le comunità contadine, malgrado ancora una volta nella storia boliviana si voglia allontanare le nazioni originarie dal palazzo di governo per ridare posto all’ambasciata americana, al FMI e a USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo Internazionale), non ci stancheremo mai di aiutare i dirigenti contadini, non abbandoneremo mai le comunità contadine e continueremo ad appoggiare i nostri partner a Cochabamba con Chajrarunaj Masis dal Ticino.
Ringraziando ancora infinitamente chi continua a sostenerci da sempre, invitiamo tutte le persone che lo volessero fare a partire da adesso, a partire da questo importantissimo ed emozionantissimo anniversario dei 25 anni a seguirci! Grazie da parte di tutto il comitato di Chajrarunaj Masis Ticino, dai nostri partner in Bolivia e da tutti gli ayllus, da tutte le comunità contadine di Cochabamba che ancora credono e sognano in una Bolivia libera e sovrana.
Abbiamo deciso di scrivere queste righe per far conoscere la nostra forte indignazione per la mancanza di informazione che un paese dell’America Latina, come la Bolivia, ancora una volta debba subire! Dimenticata e abbandonata sia dai media come anche dalle istituzioni internazionali che dovrebbero curare i diritti internazionali delle popolazioni nel mondo e intercedere per permettere una vita degna e pacifica a qualsiasi abitante di questa terra.
Come associazione Chajrarunaj Masis, amici del condadino – Bolivia, siamo
molto preoccupati per la situazione incredibilmente pericolosa che le nazioni
indigene boliviane stanno attraversando.
Dopo aver riacquistato la dignità umana, un documento di identità che prima
non possedevano, dopo aver ottenuto buona parte dei diritti fondamentali di un
essere umano, con il governo del ex presidente Evo Morales, le popolazioni
indigene, i contadini e gli operai come anche la maggior parte degli abitanti
dei quartieri poveri, ancora una volta hanno subito violenza e massacri da
parte di un governo autoproclamatosi grazie a un colpo di Stato che purtroppo
anche associazioni d’aiuto allo sviluppo ed organismi internazionali, non hanno
mai chiaramente voluto ammettere. Noi stessi come associazione siamo sempre
stati messi a tacere e considerati di parte per il fatto che denunciavamo tutta
la violenza e le morti inflitte a chi manifestava contro questo “Golpe”!
In questi giorni, mentre i canali ufficiali dell’informazione parlano dei
successi di Elon Musk, il fondatore di Tesla, veniamo a scoprire che proprio
questo signore per impossessarsi delle immense risorse di litio esistenti in
Bolivia ha risposto a un utente di twitter che accennava agli interventi USA in
America Latina: “noi colpiamo chiunque vogliamo,… fatevene una ragione”!!
Nei giorni anteriori al colpo di Stato, in un periodo caratterizzato
da forti incendi sia nel Brasile come in Bolivia, le agenzie internazionali
dell’informazione bombardavano tutti i giorni, con notizie e immagini,
giornali, radio e televisioni dei forti incendi causati dall’incapacità e dalla
cattiva gestione territoriale paragonando Morales a Bolsonaro!
In questi giorni scopriamo che con il governo di Janine Añez, in
Bolivia, dall’inizio dell’anno ad aprile ci sono stati 3368 incendi, mentre con
quello di Morales nello stesso periodo 2761. Curiosamente questo era uno dei
motivi per far cadere il governo di Evo Morales. Purtroppo a quei tempi tutti i
difensori amici della fauna e i difensori della biodiversità, manifestavano
contro l’inefficienza del governo mentre attualmente tutti tacciono.
Pochi giorni fa la presidente del Senato Eva Copa riceve minacce da
parte del ministro di governo Arturo Murillo che tenta di intimidirla con una
chiamata telefonica nella quale la rende attenta sulle dichiarazioni degli
ultimi giorni e avvisandola di non dimenticarsi che il ministro di governo è
lui! Ma ancora una volta i mezzi di comunicazione ufficiali tacciono tutto
questo. Eva Copa è conosciuta per essere una tra i politici che attualmente
lottano democraticamente per ottenere elezioni presidenziali.
Quelle elezioni che per la terza volta consecutiva il governo attuale
rinvia con la scusa della pandemia, quando sappiamo che in varie nazioni si
sono svolte elezioni presidenziali rispettando tutte le norme di sicurezza per
evitare i contagi da covid-19.
Inoltre, in questo periodo, il governo che doveva essere solo di
transizione ha agito contro e non a favore della popolazione. Ha per esempio
acquistato respiratori a prezzi esorbitanti con guadagni illeciti nelle
commissioni e inoltre non utilizzabili per la pandemia. Ha chiuso il ministero
della cultura e dello sport con il pretesto di mancanza di fondi a causa della
pandemia. Lunedì 3 agosto ha annullato l’anno scolastico per le scuole dell’obbligo.
Ha dichiarato, con l’intenzione di intimidire le organizzazioni sociali, di
aver acquistato una scorta di gas lacrimogeni per 6 mesi di manifestazioni.
Con tutto questo a cominciare dal 3 agosto, la gran parte delle
organizzazioni, indigene, contadine ed operaie hanno iniziato nuovamente delle
manifestazioni di protesta contro l’abuso di potere di questo governo
transitorio autoproclamato senza elezioni. Questo governo che doveva
organizzare le elezioni in un massimo di tre mesi e che purtroppo dopo aver
massacrato in pochi giorni più di trenta persone sparando dagli elicotteri
militari insiste per mantenersi al potere svendendo le risorse naturali dei
boliviani, consegnandole alle multinazionali straniere come quella del signor
Musk!
Proprio per questo vi scriviamo, con la forte preoccupazione che anche
queste legittime manifestazioni vadano a finire nuovamente in ulteriori
massacri per il popolo boliviano. Vi scriviamo fiduciosi e coscienti che questa
volta possiate diffondere e far conoscere grazie ai vostri contatti, grazie al
vostro lavoro, grazie al vostro potere ciò che accade in Bolivia e vigilare su
ciò che sta accadendo in modo che questa volta si rispetti la vita delle donne
e degli uomini boliviani e che al più presto vengano svolte le elezioni nazionali
controllate da organizzazioni internazionali corrette e imparziali.
Ringraziando per l’attenzione salutiamo a tutte e a tutti cordialmente
Ivano Lurati
Presidente associazione Chajrarunaj Masis , amici del contadino -Bolivia (membro FOSIT)
Come associazione
“Chajrarunaj Masis amici del contadino – Bolivia”, membri della Federazione
delle ONG della Svizzera Italiana (FOSIT) e impegnati in Bolivia nel sostenere
le comunità contadine delle valli, della cordigliera e del tropico di
Cochabamba, in questo periodo siamo estremamente preoccupati per quello che sta
succedendo nel paese latino-americano.
La Bolivia, già
provata come tutto il resto del mondo per il coronavirus, attualmente deve
confrontarsi con un governo illegittimo che con un colpo di stato si è messo al
potere autoproclamandosi come supposto governo di transizione e che attualmente
approfittando della pandemia, reprime con violenza qualsiasi manifestazione di
reclamo o di disapprovazione per le misure adottate. La popolazione indigena
contadina e delle periferie urbane è ormai agli estremi della sopportazione. È
duramente provata a causa di questi mesi di inattività, durante i quali non ha
ricevuto nessun aiuto. Considerando che la maggior parte di questa popolazione
vive alla giornata, si è arrivati dopo questi 50 giorni di una “specie di
coprifuoco” a non avere nemmeno un soldo in tasca per sfamare i propri
famigliari. In Bolivia la situazione è molto diversa da quella svizzera, non si
può pretendere che la popolazione resti chiusa in casa morendo di fame o per
mancanza d’acqua che non arriva a causa delle cisterne bloccate e i militari in
strada che controllano qualsiasi movimento.
Denunciamo quindi
come associazione questa situazione, questo abuso da parte del governo che
approfitta di un’emergenza sanitaria per continuare nell’affermare il proprio
potere e rifiutandosi di chiamare alle elezioni malgrado parlamento e senato lo
stiano chiedendo da giorni.
Siamo preoccupati
soprattutto per la violenza che potrà scatenarsi se il governo dovesse
continuare con questa sua posizione militarista e dittatoriale, fregandosene di
quanto viene deciso in senato e palamento e soprattutto di quanto il popolo sta
chiedendo a gran voce per allentare le misure restrittive drastiche.
La situazione
attuale ha tutte le credenziali per sfociare in quello che è successo nel mese
di novembre scorso quando Jeanine Añez si è autoproclamata presidente della
nazione. Le popolazioni indigene contadine e dei “barrios” popolari potrebbero
esplodere in massicce manifestazioni di disapprovazione che immediatamente
verranno represse con le armi di militari e polizia.
Per questo
denunciamo e chiediamo alle istituzioni internazionali per i diritti umani, ai
politici affidabili, ai giornalisti e ai mezzi di comunicazione trasparenti di
unirsi alla nostra preoccupazione; vigilando, informando e denunciando le
atrocità del governo transitorio.
Non da ultimo, vi
rendiamo noto che in questi giorni, in Bolivia è stato imposto il decreto 4231
che stronca la libera espressione, la democrazia e la legge sulla libertà di
stampa.
Grazie per
ascoltarci e per il vostro sicuro appoggio alle popolazioni indigene dello
Stato Plurinazionale della Bolivia.
Ivano Lurati, Presidente Associazione Chajrarunaj Masis
con il sostegno della rete di solidarietà Ticino-Latinoamerica