Nell’indifferenza dei nostri mass media questo fine settimana il presidente eletto della Bolivia, Luis Arce, assumerà la sua carica nel corso di una cerimonia ufficiale a cui parteciperanno come d’abitudine regnanti, presidenti e ministri di tanti paesi di tutto il mondo. Prima di tutto il presidente Arce ha voluto venerdì, ossia ieri quando scrivo, andare a Tiwanaku accompagnato dal suo vice David Choquehuanca per rendere omaggio alla Pachamama, la madre terra, e per chiedere alle divinità di concedergli forza e salute per poter governare con saggezza in questi cinque anni che lo attendono. Tiwanaku è un luogo di grande importanza archeologica ma soprattutto spirituale, culla della civiltà omonima che fu una delle più importanti nella regione andina in epoca pre-ispanica. Personalmente trovo questo rispetto per le tradizioni indigene unito ad una visione socialista-umanista della società veramente affascinante oltre che efficace, visti i risultati economici ottenuti in questi anni. Eletto trionfalmente con oltre la metà dei voti, Luis Arce riporta alla guida del paese il partito in cui ha sempre militato, il Movimento al Socialismo, che ha guidato il paese dal 2005 fino allo scorso anno. Questa vittoria chiara e netta ha dovuto essere riconosciuta anche dalle opposizioni. Questo ci lascia sperare che il periodo di incertezza iniziato con l’allontanamento forzato del presidente Evo Morales nel novembre del 2019 volga al termine. La Bolivia è da tempo divisa grosso modo in due metà sia dal punto di vista geografico che da quello politico ed etnico. Da una parte c’è la regione occidentale andina abitata soprattutto da indigeni dove si trova la capitale La Paz. Dall’altra la zona orientale tropicale con una presenza molto forte di persone di origine europea la cui città più grande è Santa Cruz. Le attività di Chajra Runaj Masis si concentrano nella zona andina e particolarmente nella zona di Cochabamba dove la maggioranza della popolazione è indigena e il Movimento al Socialismo è molto radicato. Non per nulla lì ci sono state le più grandi proteste lo scorso anno quando il presidente Evo Morales è stato costretto con la forza a lasciare il paese. Proteste represse violentemente da esercito e polizia e che sono costate la vita a decine di persone. Le persone che collaborano con noi in Bolivia sono contente di questo ritorno del Movimento al Socialismo. Hanno potuto toccare con mano i miglioramenti che ci sono stati in questi ultimi anni. Nella sua ormai piuttosto lunga storia Chajra Runaj Masis ha visto succedersi al potere molti governi. Non nascondiamo la gioia che ci dà la certezza di sapere che questo proseguirà nel suo lavoro di inclusione di tutti i settori della popolazione boliviana, anche quelli dimenticati per troppo tempo. E siamo certi di potere ora di nuovo trovare collaborazione nelle autorità per i nostri progetti.
Silvano Molteni / Chiasso / 7 novembre 2020