L’ira di Morales

L’ira di Morales: Europa vergogna

 di Pablo Stefanoni

LA PAZ

da Il Manifesto

«La direttiva europea sui rimpatri è un’aggressione alla vita e all’umanità». Il presidente boliviano Evo Morales dice di essere molto deluso dall’Europa, che considerava «un’alleato strategico» nella lotta per i diritti umani. Vestito casual, parla anche dell’attuale situazione della Bolivia e si entusiasma per la possibilità di una secca sconfitta della destra nel referendum revocatorio fissato per il 10 agosto, che adesso i prefetti (governatori) dei 4 dipartimenti della cosiddetta «mezzaluna» autonomista guidata da Santa Cruz, respingono.

Il presidente indigeno è convinto che la consultazione convocata dal Congresso sia una luce in fondo al tunnel della crisi politica del paese, dove il progetto autonomista delle élites dell’oriente e del sud cozza contro il progetto di costituzione – di conio nazionalista e indigenista – approvato dalla Costituente nel dicembre 2007. «Che il popolo decida se vuole che il processo di cambiamento vada avanti o che torni il neo-liberismo», dice Morales con tono di sfida. E dedica anche alcune parole all’ambasciatore Usa Philip Goldberg, richiamato a Washington «per consultazioni» dopo le proteste davanti alla sua ambasciata di La Paz per l’asilo politico concesso negli States all’ex-ministro della difesa di Gonzalo Sánchez de Lozada (anche lui al sicuro negli Usa), Carlos «el Zorro» Sánchez Berzaín, che ordinò la repressione, più di 60 morti, durante la «guerra del gas» del 2003.
La direttiva rimpatri approvata dall’euro-parlamento è la «direttiva vendetta»?
In tempi di guerra e di fame, l’America latina ha aperto le porte agli europei con grande generosità. Senza bisogno di visti. Ma quando un po’ di latino-americani cercano di migliorare le loro condizioni di vita in Europa si scontrano con la discriminazione, il razzismo, il disprezzo e adesso con l’espulsione e il carcere. Cos’è la cosiddetta direttiva rimpatri? Ho sostenuto molte volte che l’Europa è un alleato strategico nella difesa dei diritti umani, però con questo tipo di provvedimenti perdo un po’ di speranza. È un’aggressione contro la vita e l’umanità. È importante dare battaglia contro questo tipo di direttive. Sembra che la globalizzazione sia valida solo per il commercio, guardando al mercato e ai soldi, non agli esseri umani.
Questo può frenare i negoziati commerciali in corso fra Can, la Comunità andina, e Ue?
Sto pensando di sospendere i negoziati. Che senso hanno quando loro stanno decidendo di espellere i nostri fratelli e sorelle? La Bolivia non ha mai pensato di espellere nessuno. Ho detto anche che tutti quelli nati in Bolivia, oltre che boliviani, sono originari. Anche se, ovvio, alcuni di noi sono originari da millenni – e molto poveri – e qualcuno è originario contemporaneo – pochi ma in genere molto ricchi. La colonizzazione ha implicato l’accaparramento di milioni di ettari di terre indigene e delle nostre risorse naturali ma neanche così abbiamo mai pensato di espellere chicchessia. Sa a che conclusione sto arrivando? Loro, gli europei, parlano di cooperazione però in realtà non c’è alcuna cooperazione da parte dell’Europa perché in ogni caso si tratta di una restituzione rispetto al saccheggio perpetrato ai danni dei nostri predecessori. Se l’Europa vuol continuare a sbandierare la lotta per i diritti umani, deve annullare questa direttiva rimpatri.
Se l’ambasciatore Usa Philip Goldberg tornerà a La Paz gli consentirà di entrare al palazzo presidenziale?
Sono e morirò anti-imperialista. Una cosa è garantire la proprietà privata – tutti abbiamo qualche proprietà privata – e un’altra è il capitalismo, il neo-liberismo, la globalizzazione e l’imperialismo per aumentare l’accumulazione dei capitali in poche mani. Il mio desiderio è vedere la Bolivia liberata dalla presenza dell’Usaid, l’agenzia di cooperazione del governo Usa, e questo già si comincia a vedere da questa settimana nel Chapare dove i compagni hanno deciso che se deve andare via. La Bolivia non si inginocchia più davanti all’impero.
I governatori dell’opposizione si sono uniti nel rifiuto del referendum revocatorio. Qual è la strategia del governo di fronte alla possibilità di un boicottaggio?
Sarà il popolo a dover resistere ai rappresentanti dell’oligarchia e delle conventicole. Il popolo ha già capito chi sono i cacicchi locali nei dipartimenti cosiddetti autonomi che vogliono il controllo totale di risorse nazionali come la terra e il gas. E si sta già ribellando.
I governatori d’opposizione stanno facendo appello a un grande accordo nazionale. Qual è la risposta del governo?
Che peso morale ha per parlare di un accordo nazionale, gente che si muove al di fuori della legalità e della costituzione, con pratiche razziste e fasciste? Se vogliono parlare di riconciliazione che rinuncino prima ai loro privilegi, ai latifondi… Il loro obiettivo è creare inflazione, accaparrando prodotti, per poi gettare la responsabilità su Evo Morales. L’unico prodotto di cui in realtà c’è penuria è il grano, che è un problema mondiale. Prima il grano ci veniva regalato da Usa e Canada per creare dipendenza. Ma per il resto dei prodotti alimentari si tratta di speculazione da parte di alcuni imprenditori.
A lei piace scommettere sui risultati elettorali. Azzarda un pronostico sul 10 agosto?
Se si votasse domani per il referendum revocatorio, sono sicuro che supereremo il 54% ottenuto nelle elezioni del 2005. Sono ottimista.
Di tanto in tanto si parla di destabilizzazione della Bolivia e di possibili attentati contro di lei? Crede che la sua vita sia in pericolo?
Nel settembre dell’anno passato, l’oligarchia di Santa Cruz sostenne che la sua politica di logoramento del presidente indigeno era fallita. Allora andarono a bussare alle porte delle caserme per sollecitare un golpe militare ma le forze armate rifiutarono. Parlarono perfino di come assassinarmi usando mano d’opera colombiana… e alla fine del 2007 scrissero che la tomba del presidente indigeno sarebbe stata l’inflazione. Se è vero che nei referendum per l’autonomia nelle loro regioni hanno preso l’80%, perché scappano adesso dal referendum revocatorio? Ho la netta sensazione che i governatori neo-liberisti e filo-Usa il 10 agosto non supereranno la prova e dovranno andarsene tutti.
Anche Rubén Costas, quello di Santa Cruz?
Non può stare molto tranquillo neanche lui.Ho analizzato i dati del referendum del 4 maggio a Santa Cruz. Però il problema non è sulle persone. È sul modello economico: deve tornare il neo-liberismo o si deve andare sempre più avanti nel processo di cambiamento? Credo sia un processo senza ritorno. Per questo respingono, adesso, il referendum revocatorio. Si fanno le loro consultazioni illegali e dicono che il referendum revocatorio, approvato per legge dal Congresso, è illegale. Una bella contraddizione. La loro richiesta di anticipare le elezioni generali, mentre c’è un presidente eletto con il 54% dei voti, è un colpo alla democrazia.
Quindi il referendum revocatorio si farà in ogni caso?
Deve tenersi sì… o sì. Sono contento di tre cose che sono riuscito a ottenere finora: i cambi strutturali, i cambi sociali e per aver fatto piangere l’oligarchia.
Quale sarà il rapporto di forze fra il governo e l’opposizione dopo il 10 agosto?
È nelle mani del popolo. Dipenderà dai risultati. Dalla consistenza della vittoria popolare. «La direttiva sui rimpatri è un’aggressione alla vita e all’umanità»: il presidente della Bolivia minaccia di sospendere i negoziati tra Comunità andina e Unione. E per il referendum su di lui, fissato per il 10 agosto e boicottato dai separatisti, avverte: «Il popolo ha capito chi vuole il controllo di terra e gas»